Perché sul lavoro persone intelligenti fanno cose stupide? 

Oggi girovagando in giro mi è tornato tra le mani questo articolo che mi ha fatto riflettere sul proverbio: attacca l’asino dove vuole il padrone…

Perché sul lavoro persone intelligenti fanno cose stupide? Se lo sono chiesti in molti.

Mats Alvesson e André Spicer si sono interrogati sul senso e le manifestazioni della stupidità aziendale. Tutto è nato anni fa, quando i due professori – Alvesson insegna Business Administration all’Università di Lund, in Svezia, e Spicer Organisational Behaviour alla Cass Business School alla City University di Londra – si sono trovati a una cena. Uno dei due raccontò all’altro che una sua studentessa stava facendo uno stage presso un potente dipartimento governativo. Doveva fare un report che avrebbe avviato una politica innovativa per il governo. Un tipo di lavoro difficile che avrebbe richiesto ricerche approfondite fatte da un’equipe di esperti. Invece si ritrovò a lavorare principalmente da sola. Il suo capo aveva poco più di vent’anni e quando lei gli chiese qual era la cosa più importante per redigerlo al meglio, egli rispose: “Una o due slide di impatto in PowerPoint”. Questo a entrambi sembrò subito una cosa estremamente stupida.

Da lì si sono domandati se si trattasse di un caso isolato. Cominciarono quindi a scambiarsi storie prese dalle decine e decine di organizzazioni che avevano studiato negli anni, per arrivare alla conclusione che spesso dipendenti intelligenti si comportano in modo stupido perché funziona. Ma solo nel breve periodo. In gioco non è tanto la pura stupidità, caratterizzata da espressioni di faciloneria, smodatezza e incongruenza, bensì quella funzionale, basata sull’incapacità di pensare in termini riflessivi, porsi e fare domande… Una modalità incoraggiata dalle aziende.

In pratica, loro sostengono che dosi generose di stupidità funzionale possono aiutare le organizzazioni a eludere questioni difficili, costruire un senso di armonia, rendere le persone più efficienti.

Inoltre porta gli individui a gestire meglio i propri dubbi, a sentirsi a proprio agio con le ambiguità, ad andare d’accordo con colleghi e superiori, a presentarsi come persone positive e ottimiste e ad avanzare nella scala gerarchica.

Tuttavia è un’arma a doppio taglio. Per i singoli impiegati, il non utilizzare la propria intelligenza, il “fallo e basta”, tanto per intenderci, può creare un crescente senso di disagio e delusione. In casi estremi può portare le persone a diventare ciniche e alienate. Non solo, al completo disinteresse per il loro luogo di lavoro. Per le aziende nel loro complesso può significare che le persone cominciano a ignorare i problemi, è vero, ma quando questo diventa un’abitudine può sfociare in disastri su larga scala, fallimenti, tracolli.

Insomma i due ricercatori concludono con un appello: “Meditate gente, meditate! Evitando di infestare di stupidità le nostre imprese, riusciremo a migliorare il mondo in cui viviamo a vantaggio di tutti”.

 

e voi, mettete mai in campo comportamenti stupidi perché funzionano? 

e ripensandoci come vi fa sentire averlo fatto?

Lascia un commento